PIT - Polifonia Italiana Trecentesca
PIT - Polifonia Italiana Trecentesca
La grande fioritura di polifonia d’arte del Trecento in Italia è stata in passato convenzionalmente denominata Ars nova con termine contestato da alcuni musicologi ma, da Pirrotta in poi, consapevolmente rivendicato da altri per la sintonia culturale profonda con il concetto − di lunga durata e irradiazione − di Stil novo e con la consapevolezza che ne discende di una cesura radicale col passato, e di un percorso innovativo da intraprendere.
Il patrimonio musicale del Trecento italiano è vasto, e tuttora studiato in maniera meno intensiva e sistematica di quello francese (dominato dalla figura centrale e complessa di Machaut, su cui si è ben affermata da tempo e continua ad operare una tradizione interdisciplinare di studi); la ricerca degli ultimi cinquant’anni si è comunque applicata con notevoli risultati a studiarne le peculiarità di notazione, contrappunto, generi e forme, privilegiando alcune importanti tematiche (codicologia, mensuralismo, storia delle forme musicali, censimento del repertorio, interrelazioni fra tradizione italiana e francese, rinnovate analisi del contesto storico-culturale, individuazione dei centri produttivi e dei percorsi che li collegavano, esegesi dei testi poetici intonati dai polifonisti del Trecento).
Quello che soprattutto appare tuttora alquanto discontinuo e marginale è tuttavia l’interesse per i singoli musicisti e per le specificità di tradizione del corpus di ciascuno, che dovrebbe comportare come logica conseguenza lo stimolo a nuove proposte d’interpretazione testuale, adeguate ai livelli della filologia del nostro tempo, che tengano conto dell’arricchimento di prospettive e metodologie in ambito interdisciplinare. Gran parte del grande repertorio della polifonia vocale profana del Trecento italiano, che va grosso modo e con una necessaria estensione, dal Codice Rossi all’età di Zacara da Teramo e di Matteo da Perugia, resta tuttora accessibile in edizioni ormai obsolete, in cui i testi poetici, talvolta di notevole livello, trattati in maniera assai approssimativa, figurano metricamente e linguisticamente scorretti e spesso privi di senso, e l’interpretazione dei testi musicali riflette, con esiti discontinui, lo stato degli studi e dei metodi ecdotici di mezzo secolo fa.
Il progetto Polifonia italiana trecentesca (PIT), che si avvale della stretta collaborazione con il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona (Università di Pavia), intende far fronte a questa lacuna, ponendosi l’obiettivo primario di pubblicare una nuova edizione – un’edizione critica in senso scientifico e moderno − del repertorio dell’ars nova italiana, cui si affiancano ricerche complementari, volte tra l’altro allo studio dei generi e del linguaggio musicale e poetico. Il gruppo di lavoro è costituito da musicologi e letterati che operano con innovativi metodi interdisciplinari.
Gruppo di lavoro
Antonio Calvia, Maria Caraci Vela, Davide Checchi, Michele Epifani, Maria Sofia Lannutti, Daniele Sabaino, Rodobaldo Tibaldi
La grande fioritura di polifonia d’arte del Trecento in Italia è stata in passato convenzionalmente denominata Ars nova con termine contestato da alcuni musicologi ma, da Pirrotta in poi, consapevolmente rivendicato da altri per la sintonia culturale profonda con il concetto − di lunga durata e irradiazione − di Stil novo e con la consapevolezza che ne discende di una cesura radicale col passato, e di un percorso innovativo da intraprendere.
Il patrimonio musicale del Trecento italiano è vasto, e tuttora studiato in maniera meno intensiva e sistematica di quello francese (dominato dalla figura centrale e complessa di Machaut, su cui si è ben affermata da tempo e continua ad operare una tradizione interdisciplinare di studi); la ricerca degli ultimi cinquant’anni si è comunque applicata con notevoli risultati a studiarne le peculiarità di notazione, contrappunto, generi e forme, privilegiando alcune importanti tematiche (codicologia, mensuralismo, storia delle forme musicali, censimento del repertorio, interrelazioni fra tradizione italiana e francese, rinnovate analisi del contesto storico-culturale, individuazione dei centri produttivi e dei percorsi che li collegavano, esegesi dei testi poetici intonati dai polifonisti del Trecento).
Alcune zone sono state un po’ meno frequentate, come le interrelazioni fra tradizione manoscritta dei testi e tradizione manoscritta delle musiche, i fenomeni d’intertestualità musicale e verbale, la storia dei generi poetici e la loro funzione, il problema dell’autorialità dei testi, l’analisi musicale del repertorio.
Quello che soprattutto appare tuttora alquanto discontinuo e marginale è tuttavia l’interesse per i singoli musicisti e per le specificità di tradizione del corpus di ciascuno, che dovrebbe comportare come logica conseguenza lo stimolo a nuove proposte d’interpretazione testuale, adeguate ai livelli della filologia del nostro tempo, che tengano conto dell’arricchimento di prospettive e metodologie in ambito interdisciplinare. Gran parte del grande repertorio della polifonia vocale profana del Trecento italiano, che va grosso modo e con una necessaria estensione, dal Codice Rossi all’età di Zacara da Teramo e di Matteo da Perugia, resta tuttora accessibile in edizioni ormai obsolete, in cui i testi poetici, talvolta di notevole livello, trattati in maniera assai approssimativa, figurano metricamente e linguisticamente scorretti e spesso privi di senso, e l’interpretazione dei testi musicali riflette, con esiti discontinui, lo stato degli studi e dei metodi ecdotici di mezzo secolo fa.
Il progetto Polifonia italiana trecentesca (PIT), che si avvale della stretta collaborazione con il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona (Università di Pavia), intende far fronte a questa lacuna, ponendosi l’obiettivo primario di pubblicare una nuova edizione – un’edizione critica in senso scientifico e moderno − del repertorio dell’ars nova italiana, cui si affiancano ricerche complementari, volte tra l’altro allo studio dei generi e del linguaggio musicale e poetico. Il gruppo di lavoro è costituito da musicologi e letterati che operano con innovativi metodi interdisciplinari.
contatto Sofia Lannutti mariasofia.lannutti@unifi.it
Gruppo di lavoro
Antonio Calvia, Maria Caraci Vela, Davide Checchi, Michele Epifani, Maria Sofia Lannutti, Daniele Sabaino, Rodobaldo Tibaldi