Principi metodologici
L’ipotesi stemmatica costituita per il Roman de Meliadus (Morato), per il Roman de Guiron (Lagomarsini) e per un tratto della sua Continuazione (Veneziale), è stata verificata per la costituzione del testo dagli editori del ciclo (Cadioli, Lagomarsini, Lecomte, Morato, Stefanelli, Veneziale) ed è tuttora in corso di verifica.

Mettendo da parte la nozione di manoscritto-base, così come è stata applicata dalla filologia romanza degli ultimi decenni, è stata recuperata la nozione di manoscritto di riferimento per la veste linguistica del testo (“manuscrit de surface”, a partire da un’espressione di Jacques Monfrin): un manoscritto scelto in base a quella che Alberto Varvaro definisce la “competenza stemmatica”, cioè l’autorità testuale del manoscritto nel quadro della genealogia della tradizione, verificata in concreto attraverso l’impiego di un altro criterio, che abbiamo definito come “tasso di innovazione” (Cadioli-Stefanelli).

Il manoscritto così individuato non sarà il nostro “manoscritto-base”: il testo critico se ne allontanerà non soltanto nei casi in cui esso presenti errori “evidenti”, ma ovunque il suo testo risulti isolato, minoritario nella logica dello stemma, e quindi sia da esso giudicato innovatore rispetto alle sue fonti.

Un testo critico così stabilito richiede un apparato che dia conto delle scelte operate. Tuttavia, la lunghezza del ciclo impone di operare una selezione ragionata per quanto riguarda i testimoni da collazionare e le varianti da registrare. Si è deciso pertanto di utilizzare una scelta rappresentativa dei testimoni di ciascuna famiglia, sulla base di un’attenta analisi dei dati della collazione di tutti i testimoni fatta per loci in fase di recensio, in modo da selezionare per l’apparato manoscritti effettivamente rappresentativi della lezione delle famiglie. Abbiamo inoltre allestito un apparato selettivo: superando la prassi che si limita a una scelta arbitraria delle varianti registrate in apparato, è stato redatto un protocollo condiviso di esclusioni delle varianti formali, che è stato pubblicato nei Prolegomena all’edizione (Leonardi-Morato)